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lunedì 29 agosto 2011

Undicesimo giorno

Oggi la novità è la sauna, o meglio: Swedan (Fomentazione).
La traduzione dall’inglese mi suggerisce due cose, vere entrambe, anche se diverse. “Fomentation” vuol dire applicazione di impacchi, ma anche istigazione. L’istigazione ce la vedo proprio: stiamo istigando da giorni le maledette tossine ad andarsene dal mio corpo con tutti questi strani riti indù, speriamo che almeno loro capiscano bene la lingua indigena… Per ciò che riguarda gli impacchi, sì, hanno aggiunto al vapore, un intruglio a base di erbe proprio nell’ottica di promuovere un ulteriore distacco delle tossine dai tessuti interni, convogliandole nel tratto intestinale. Swedan, è da fare alla fine del massaggio, dopo Shirodara e il solito clistere (Basti).
Questa volta mi hanno rinchiusa in un grosso scatolone di legno dal quale usciva solo la testa, tipo quelli da circo, dove mettono dentro la ragazza e poi ZAG ZAG inseriscono le spade, invece qui hanno acceso il gas e da un tubicino di gomma ha cominciato ad entrare vapore a temperatura sempre più alta. Una sorta di sauna primordiale all’apparenza, ma più funzionale nell’essenza, infatti con la testa fuori, respiri meglio resistendo più a lungo. Un apposito asciugamano bagnato ti viene posizionato sulla capoccia al fine di poterti versare una bella caraffa d’acqua fresca sulla testa.
Come immaginavo, finché sono rimasta chiusa lì dentro non ho stillato una sola goccia di sudore, tant’è che pensavo che questo trattamento, con me, non funzionasse. La prodiga Shivani allora, mi ha fatto uscire, mi ha asciugato gentilmente e mi ha fatto sdraiare per dieci minuti: ecco che è iniziata la sauna! Ero madida. Inimmaginabile per me, che, pur se sottoposta ai durissimi allenamenti di spinning da parte del mio fidanzato, non verso la benché minima quantità di vapore acqueo.
Comunque devo dire che mi sento bene, proprio bene. Sono rilassata o meglio serena, sono di buon umore e vedo rosa, nonostante il cielo del periodo dei monsoni: grigio totale! Ho una bella energia addosso, ma allo stesso tempo sono tranquilla, che in termini reali si traduce in : sì, ho voglia di andare in giro a fare un po’ di foto, a vedere un po’ di gente o di posti, ma siccome il consiglio è di rimanere in albergo, posso placidamente rimanere qui.

Mentre mi accingo verso le 15,00 a consumare il pranzo, un succosissimo mango e una melagrana dai meravigliosi chicchi agrodolci rosso purpureo, mi suona il telefono in stanza. Devo scendere alla reception, c’è il dottore.
Il dottore Mishra è il padre di Shivani, è un guru dell’Ayurveda e l’ho conosciuto a Milano questa estate. Quando a fine luglio anche l’agopuntura e la medicina cinese, nulla potevano contro il mio rash cutaneo, inarrestabile e ossessionante, ero disposta a tutto, “anche a portare questo corpo in India, e a lasciarlo là finché non si fosse ristabilito…” andavo dicendo.
L’Ananda Ashram di Milano in quel periodo promuoveva una giornata di incontro con un vero medico Ayurvedico e così nel piovoso fine luglio di quest’anno ho conosciuto l’indiano che mi ha portato qui. Anche a Milano parlava a malapena l’italiano, tanto è vero che la visita e le spiegazioni sono state da subito in inglese. Spiegazioni… poi che parolona, se la figlia ha preso dal padre, potrete ben immaginare che le spiegazioni erano una manciata di parole incomprensibili ai più, tipo: “… hai Vata molto alto e Pitta basso, anche Kapha è alto, quindi il metabolismo non funziona. Devi fare un Panchakarma”. Poi mi ha fatto scrivere una lista di alimenti da evitare, e una di alimenti adeguati.
Ho ringraziato molto per le informazioni e ho pagato la visita, ma mi veniva da ridere, non ci avevo davvero capito nulla, così sono andata dalla ragazza, italiana, alla reception e mi sono seduta lì, bisognosa, a quel punto, di conforto.
La ragazza, Susanna, che poi ho conosciuto, è un vulcano di energia, parla a raffica, sorride e mi entusiasma con quei suoi occhioni blu. Mi parla del Panchakarma e di chi l’ha fatto, della rigenerazione a cui porta, del benessere totale, della scomparsa di tantissime problematiche difficili, insomma, era quello che ci voleva, una spintarella….Da lì a quindici giorni, sono in India, so tutto su questa terapia ayurvedica e adesso prendo il thé con i due dottori, padre e figlia.
Sono venuti per stabilire delle regole con quelli dell’albergo riguardo alla mia alimentazione, ma sono 10 giorni che ci discutono e sti zucconi non ci hanno ancora capito niente. Uno arriva in India e pensa che chiunque sappia di Ayurveda. Macché, qui in albergo non ne hanno mai sentito parlare, neanche lontanamente. Il problema è che anche se parlano la stessa lingua non si capiscono, e in più hanno un pessimo senso dell’organizzazione. La professionalità è un optional, allora non gli resta che ripetere i concetti, sempre gli stessi, più e più volte, senza contare che è d’uso contrattare sempre e molto su tutto, su qualsiasi cosa. Quindi oggi ho assistito alla contrattazione, l’ultima spero, su cosa mangiare, quando, e a che prezzo. E’ stato estenuante, si svolgeva in indi, ma il tono e i modi erano molto vicini ai nostri italiani, sicché mi è quasi parso di partecipare attivamente alla discussione. Adesso che il set-up è fatto dovrebbe essere una strada in discesa.

Le cinque arrivano in un battibaleno e decido di andare al mercato: big market Dwarka sector 10, prendo un rickshaw al volo. Sono alla ricerca di negozio dove fare una ricarica telefonica per una scheda prepagata indiana, così i costi di comunicazione si abbattono. Trovo il negozio velocemente. Allora passo all’impegno numero due: trovare un aggeggio chiamato “multiple card reader USB 2.0”, un suggerimento di un amico, quando gli ho detto che non riuscivo a scaricare le foto dalla mia G11 al PC per colpa di un aggiornamento fatale. Sembra un’impresa, ma alla fine non lo è, è piuttosto divertente, primo, vedere la faccia di questi indiani quando entro in un negozio, mi vedono come un marziano, ma fanno finta di niente, e secondo, la trattativa. Capiscono sempre tutto, ma hanno bisogno che tu chieda le cose più e più volte mentre loro ti mostrano articoli che non c’entrano niente con quello che vai cercando. Dopo quasi una trentina di minuti ripetono con enfasi il nome esatto dell’oggetto che gli avevo comunicato entrando e tirano fuori il prodotto designato. “Fantastico”, penso. L’ho trovato e perdipiù non costa un tubo. Ora vado alla ricerca di creme… vediamo come me la cavo.

2 commenti:

  1. M'è piaciutto il tuo articolo sul panchakarma e swedan e come hai raccontato la tua esperienza. MCristinaFM

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  2. L'India ti sta cambiando :)
    Paolo

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