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mercoledì 31 agosto 2011

Tredicesimo giorno

E' una bellissima giornata anche oggi, il ragazzo del rickshaw arriva in anticipo, ma non rispetto all'orario stabilito ma rispetto al suo perenne ritardo. Bhè anch’io sono pronta prima del solito, senza sapere il perché.
A colazione è successa una cosa simpatica, ma devo fare un piccolo preambolo.
Qui, la colazione come la immaginiamo noi è giust'appunto un sogno, nella realtà, il meglio che puoi avere è thè nero, (nero perché lasciano cinque bustine di thè in immersione per mezz'ora) imbevibile, puro arsenico; fette di pancarrè tostate; burro salato e marmellata.
Da una settimana però la marmellata è finita. A seguito delle mie pacate ma ferme richieste, ripetute pedissequamente, noiosamente, per ben quattro giorni di seguito, sia al "ristorante" che alla reception, alla fine qualcuno di buona volontà è andato al negozio qui vicino a comprarne un vasetto. Me lo hanno proposto con grande entusiasmo, la mattina seguente. Aspettavano tutti (ci sono almeno cinque camerieri), di vedere la mia reazione. Io, che non volevo ferirli ho mostrato riconoscenza, ma hanno comprato un concentrato tossico di coloranti, conservanti, zucchero e gelificanti, una vera bomba chimica industriale di color fucsia!
Ho ringraziato moltissimo, per la gentilezza, e a malincuore ho spalmato un velo infinitamente sottile di quel color fucsia sulla mia fetta di toast. Nei giorni successivi sono stata enormemente grata a tutti gli ospiti dell'hotel che chiedevano di assaggiare quel colore tanto interessante. E così, velocemente, il vasetto si è svuotato. Non posso dire quant'era grande la mia gioia per questo, non avrei dovuto sorbirmelo da sola.  I cinque camerieri però, mi tenevano sotto controllo e ogni volta che qualcuno prendeva la "mia" marmellata, loro la recuperavano e la riportavano sul mio tavolo. Una marmellata yo-yo chi se lo aspettava.


Ieri nel mio vagare ho trovato quello che andavo cercando, una marmellata francese bio, alla fragola, senza zuccheri aggiunti, senza conservanti, né coloranti. Ho preso anche del thè verde al Jasmine, buonissimo, ma stamattina senza volerlo li ho spiazzati completamente. Ho messo sul tavolo la mia bella marmellata e ho chiesto solo dell'acqua calda per il thè verde. Non si può credere che scompiglio io abbia creato.
Il primo cameriere, mi ha portato via il vasetto e me l’ha sostituito con quello fucsia quasi finito, mentre io lo richiamavo cercando di spiegare che la marmellata “nuova” era la mia. Nel ridarmela ha preteso spiegazioni. Non riusciva a capire perché avevo acquistato una marmellata quando ce ne era una, che era stata comprata apposta per me. Allora ho spiegato le diverse caratteristiche, mentre loro ripetevano ad alta voce tutte le cose che dicevo.
Stavano interpretando un film bolliwoodiano,sotto i miei occhi, e a quelli divertiti di tutti gli altri ospiti. La sceneggiata si è protratta a lungo, mentre loro gridavano per la sala: "No conservanti !...No coloranti !... No zucchero"! Un signore cinese ospite dell'hotel che avevo conosciuto il giorno prima, ha voluto sapere di cosa si stava parlando, e ha voluto controllare la provenienza della marmellata e la lista degli ingredienti. Allora anche un signore indiano, non voleva essere da meno, e ha chiesto che gli si chiarissero alcune cose. A quel punto il cameriere più casinista ha preso di mano la marmellata al cinese per darla all'indiano, mentre tutti mi guardavano e mi sorridevano, in segno di apprezzamento per la mia grande esperienza in fatto di marmellate. Insomma devo dire che mi sono divertita un sacco!
Con il sorriso sulle labbra sono arrivata alla clinica, e lì però mi sono presa una bella strigliata dalla Dott.ssa. Le ho raccontato che la sera precedente, al ritorno dal pellegrinaggio a Dilli Haat ero piuttosto su di giri e per una serie di ragioni sono andata a letto tardi, molto tardi. Quando le ho confessato che erano le cinque, ha spalancato gli occhi, come se fosse una cosa impensabile. In effetti avrei dovuto pensarci, la disciplina ayurvedica, prevede che si vada a letto quando fa buio e ci si alzi col sole, all’alba. Lei si alza alle quattro e trenta tutte le mattine, per la sua routine personale che prevede l’andare di corpo, l’oliazione con massaggio, lo yoga, la doccia e infine la colazione. Chissà forse non ha mai pensato che ci si possa alzare all’ultimo momento prima di un appuntamento, fare una colazione al volo, rincorrere gli impegni per tutta la giornata e infine la sera, dedicarsi alle cose personali più piacevoli, fino a non poterne più. Però pensandoci bene, anche io non ho mai preso in considerazione il contrario. Lei mi fa notare una cosa: mi dice che anch’io sono importante e non vuole sapere quale attività, necessaria, piacevole, o impegnativa mi abbia tenuta sveglia fino a quell’ora, ma mi fa riflettere che non c’è nulla al mondo di più importante di me. Prendermi cura di me va fatto con la stessa attenzione, la stessa determinazione, senso del dovere, o impegno che metto in qualsiasi altra attività.
Cavolo !... La mia visione delle cose è cambiata in un istante.
Non son più una discola che ha fatto tardi la sera e già si aspetta la ramanzina, sono una stupida, che non aveva capito niente, fino ad oggi. Lei mi dice: “non è vero che non dormi… è che non ti prepari a farlo. Mettiti una sveglia e quando sono le undici, termina ogni attività e vai a letto”. Non ha per niente torto, so per certo che così facendo mi addormenterei subito.
Credo che questa cosa la terrò a mente.
Io sono importante almeno quanto è importante terminare questo mio blog entro la giornata. Quindi, dato che è già mezzanotte, devo decidermi a chiudere tutto e pubblicare il post così com’é.
Un’ultima cosa, mi ha anche detto che senza di me il suo lavoro non funziona, tutte le cose per ottenerle bisogna volerle, e io voglio davvero stare meglio. Buonanotte atutti voi che mi seguite.

martedì 30 agosto 2011

Dodicesimo giorno - riposo

Dopo aver creato giorno e notte, cielo e mare, sole e luna, flora e fauna, Adamo ed Eva, la Genesi ci dice che Dio si riposò, ma qui regna il Dio Visnù e quindi di riposo non se ne parla nello specifico, quindi uno riposa un po' quando vuole, quando può, quando deve. Ecco, nel mio caso, secondo i calcoli della Dott.ssa Shivani,  devo riposare oggi: il quattordicesimo giorno., un lunedì.
                                                                                           Che bello, è una splendida giornata per riposare, mi sveglio alle undici e così mi gioco la colazione. Ma pronta ad ogni evenienza trasformo la camera d'albergo in una breakfast room.
Apparecchio con una bella tovaglietta in plastica, comprata ieri al mercato proprio per un'evenienza simile, ma soprattutto per ricoprire l'orrendo tavolino gentilmente proposto dall'albergo, e voilà due bei kiwi, il thè del bollitore elettrico della camera, un bicchiere di Guava (senza zucchero aggiunto, nè conservanti, nè coloranti) e un frutto che vi sfido a riconoscere...  si chiama Custard Apple, se non ho capito male, devo essermelo fatta ripetere una decina di volte, ma non volevo mollare. Di solito sono loro quelli che fanno orecchie da mercante...
Comunque non ci crederete, ma questa colazione era sovrabbondante, e quello che meno mi stuzzicava era il succo di frutta, l'unica cosa, che, anche se organica, è prodotta industrialmente.
Ora sono pronta! Vestita, lavata, truccata spalanco la finestra e... svengo!
"Ma c'è un caldo diabolico... rivoglio il monsone, subito! " ci saranno quaranta gradi con umidità  100%, ma dove voglio andare... a zonzo? Comincio a fare due conti, se esco adesso e torno per cena sto fuori otto ore. Otto ore sotto il solleone? E se mi scappasse la pipi? Ecco per esempio, ho visto coi miei occhi, ormai da parecchi giorni, che se a un uomo scappa la pipì, ovunque sia, la fa!. Mi è capitato persino di vedere uno in macchina su un vialone trafficato, che ha messo le quattro frecce ed è sceso a farla, ma una donna? Una donna non l'ho mai vista. Che fa ? Si copre col sari e si accuccia? No no, io son già preoccupata che le mie infradito siano costrette a toccare il suolo, e di bar neanche a parlarne vero? Daccordo, decido di uscire senz'acqua, nonostante la canicola, se non bevo non mi scappa, l'equazione dovrebbe reggere...
Tra queste considerazioni e altre, tiro un po' alla lunga e faccio le 13.00 fotografando dalla finestra dell'hotel.

A furia di osservarla con attenzione, una bruttura diventa bella.

Non sarà mica il Panchakarma che colora tutto di rosa !?? Stò guardando per l'esattezza un palazzone popolare incolore proprio qui di fronte, il condominio con security al cancello d'ingresso e dal nome evocativo: New Era. Io spererei in qualcosa di meglio per il futuro, comunque... più osservo sto new era e più vedo un mondo vivo al suo interno. Non c'è un balcone uguale all'altro, non c'è una sola finestra uguale, c'è chi le ha scelte di legno marrone e chi le ha fatte bianche, c'è chi ha verniciato il balcone color blu cielo, e chi ci ha messo una lavatrice; chi ci ha fatto le inferriate per proteggersi dai ladri e chi tiene le finestre spalancate, ce chi ha messo l'aria condizionata ad ogni finestra e chi la finestra la apre poco dato che ha trasformato il balcone in una discarica di rifiuti solidi. Mi sento un po' impicciona in questo momento, ma prendo anche la macchina fotografica perchè con lo zoom riesco a vedere meglio i dettagli.                                   

Nasce così una considerazione dove stà la bellezza?
In un palazzo ben curato con tutte le finestre uguali (sennò l'amministratore ti fa il mazzo), e nessun segno di vita? O in un palazzo orrendo al primo impatto, ma tanto interessante per un'occhio attento.
Prima di venire in India una domanda del genere non mi avrebbe neanche sfiorata, o meglio non mi sarei posta la domanda su cosa è meglio, perchè sarebbe stata così evidente la risposta e ora? Devo essere giunta all'apice della conoscenza, perchè mi accorgo che più mi sforzo a trovare risposte, più mi rendo conto che le risposte non esistono. Sono vere tutte le cose e il loro contrario.

Con quest'animo saggio, esco finalmente dall'hotel per andare a prendere il metrò.
Ci vorrà un'ora e mezza di metropolitana per raggiungere il Dilli Haat una sorta di mercato permanente, che ospita il miglior artigianato proveniente da tutte le regioni dell'India, così come il cibo e molteplici espressioni musicali.

Arrivo che sono le 14.30, e insieme ad altri due o tre disperati siamo gli unici potenziali compratori nell'ora della siesta. E' imbarazzante avvicinarsi a un banchetto e accorgersi che il "venditore" pigro e sonnacchioso, sdraiato o seduto in mezzo a montagne di stoffe, tappeti, oggetti, ornamenti decide che DEVE venderti qualche cosa. Alcune cose sono finalmente meravigliose, ad esempio le sciarpe coloratissime in cachemire e alcuni vestiti in cotone ricamati finemente, di cui fino ad oggi avevo solo sentito decantare le fattezze. E poi delle sete delicate e preziose dipinte a mano da artisti con una precisione e una ricerca del dettaglio spettacolare. Sono loro stessi che ti invitano a guardare con la lente di ingrandimento, e allora, vedi la trama della seta e una minuziosità  nel più piccolo tratto. Peccato per i soggetti, solitamente raffiguranti le loro principali divinità, o scene d'altri tempi tipo: matrimonio del maragià ecc.. Bellissime poi le cartoline degli anni cinquanta, fatte su carta spessa e dipinte a mano, realmente spedite, con tanto di timbro, francobollo e messaggio. O infine documenti ufficiali su cui venivano scritte le proposte di legge, sempre in carta, sempre dipinti a mano con illustrazioni magnifiche. Ho visto degli oggetti intagliati nel marmo di incredibile fattura, e non ho resistito ad acquistare un uovo di marmo bianco che con un lavoro da certosino di un mese è stato svuotato lasciando all'interno una piccola anima a forma di elefante. Sembra un elefantino rinchiuso in un pizzo di marmo, ma non è stato inserito, è stato intagliato dall'esterno, un po' come quelli che sanno costruire le barche all'interno delle bottiglie, solo che molto più di gusto e forse di abilità. La trattativa è stata lunga, del resto avevo tutto il pomeriggio davanti.
Ho sperato di vedere gli incantatori di serpenti, quello sì che mi avrebbe affascinato tanto, credo, ... ma era un torrido lunedì di fine agosto.
Sono comunque rientrata in albergo alle 20.30, esausta, non male.

lunedì 29 agosto 2011

Undicesimo giorno

Oggi la novità è la sauna, o meglio: Swedan (Fomentazione).
La traduzione dall’inglese mi suggerisce due cose, vere entrambe, anche se diverse. “Fomentation” vuol dire applicazione di impacchi, ma anche istigazione. L’istigazione ce la vedo proprio: stiamo istigando da giorni le maledette tossine ad andarsene dal mio corpo con tutti questi strani riti indù, speriamo che almeno loro capiscano bene la lingua indigena… Per ciò che riguarda gli impacchi, sì, hanno aggiunto al vapore, un intruglio a base di erbe proprio nell’ottica di promuovere un ulteriore distacco delle tossine dai tessuti interni, convogliandole nel tratto intestinale. Swedan, è da fare alla fine del massaggio, dopo Shirodara e il solito clistere (Basti).
Questa volta mi hanno rinchiusa in un grosso scatolone di legno dal quale usciva solo la testa, tipo quelli da circo, dove mettono dentro la ragazza e poi ZAG ZAG inseriscono le spade, invece qui hanno acceso il gas e da un tubicino di gomma ha cominciato ad entrare vapore a temperatura sempre più alta. Una sorta di sauna primordiale all’apparenza, ma più funzionale nell’essenza, infatti con la testa fuori, respiri meglio resistendo più a lungo. Un apposito asciugamano bagnato ti viene posizionato sulla capoccia al fine di poterti versare una bella caraffa d’acqua fresca sulla testa.
Come immaginavo, finché sono rimasta chiusa lì dentro non ho stillato una sola goccia di sudore, tant’è che pensavo che questo trattamento, con me, non funzionasse. La prodiga Shivani allora, mi ha fatto uscire, mi ha asciugato gentilmente e mi ha fatto sdraiare per dieci minuti: ecco che è iniziata la sauna! Ero madida. Inimmaginabile per me, che, pur se sottoposta ai durissimi allenamenti di spinning da parte del mio fidanzato, non verso la benché minima quantità di vapore acqueo.
Comunque devo dire che mi sento bene, proprio bene. Sono rilassata o meglio serena, sono di buon umore e vedo rosa, nonostante il cielo del periodo dei monsoni: grigio totale! Ho una bella energia addosso, ma allo stesso tempo sono tranquilla, che in termini reali si traduce in : sì, ho voglia di andare in giro a fare un po’ di foto, a vedere un po’ di gente o di posti, ma siccome il consiglio è di rimanere in albergo, posso placidamente rimanere qui.

Mentre mi accingo verso le 15,00 a consumare il pranzo, un succosissimo mango e una melagrana dai meravigliosi chicchi agrodolci rosso purpureo, mi suona il telefono in stanza. Devo scendere alla reception, c’è il dottore.
Il dottore Mishra è il padre di Shivani, è un guru dell’Ayurveda e l’ho conosciuto a Milano questa estate. Quando a fine luglio anche l’agopuntura e la medicina cinese, nulla potevano contro il mio rash cutaneo, inarrestabile e ossessionante, ero disposta a tutto, “anche a portare questo corpo in India, e a lasciarlo là finché non si fosse ristabilito…” andavo dicendo.
L’Ananda Ashram di Milano in quel periodo promuoveva una giornata di incontro con un vero medico Ayurvedico e così nel piovoso fine luglio di quest’anno ho conosciuto l’indiano che mi ha portato qui. Anche a Milano parlava a malapena l’italiano, tanto è vero che la visita e le spiegazioni sono state da subito in inglese. Spiegazioni… poi che parolona, se la figlia ha preso dal padre, potrete ben immaginare che le spiegazioni erano una manciata di parole incomprensibili ai più, tipo: “… hai Vata molto alto e Pitta basso, anche Kapha è alto, quindi il metabolismo non funziona. Devi fare un Panchakarma”. Poi mi ha fatto scrivere una lista di alimenti da evitare, e una di alimenti adeguati.
Ho ringraziato molto per le informazioni e ho pagato la visita, ma mi veniva da ridere, non ci avevo davvero capito nulla, così sono andata dalla ragazza, italiana, alla reception e mi sono seduta lì, bisognosa, a quel punto, di conforto.
La ragazza, Susanna, che poi ho conosciuto, è un vulcano di energia, parla a raffica, sorride e mi entusiasma con quei suoi occhioni blu. Mi parla del Panchakarma e di chi l’ha fatto, della rigenerazione a cui porta, del benessere totale, della scomparsa di tantissime problematiche difficili, insomma, era quello che ci voleva, una spintarella….Da lì a quindici giorni, sono in India, so tutto su questa terapia ayurvedica e adesso prendo il thé con i due dottori, padre e figlia.
Sono venuti per stabilire delle regole con quelli dell’albergo riguardo alla mia alimentazione, ma sono 10 giorni che ci discutono e sti zucconi non ci hanno ancora capito niente. Uno arriva in India e pensa che chiunque sappia di Ayurveda. Macché, qui in albergo non ne hanno mai sentito parlare, neanche lontanamente. Il problema è che anche se parlano la stessa lingua non si capiscono, e in più hanno un pessimo senso dell’organizzazione. La professionalità è un optional, allora non gli resta che ripetere i concetti, sempre gli stessi, più e più volte, senza contare che è d’uso contrattare sempre e molto su tutto, su qualsiasi cosa. Quindi oggi ho assistito alla contrattazione, l’ultima spero, su cosa mangiare, quando, e a che prezzo. E’ stato estenuante, si svolgeva in indi, ma il tono e i modi erano molto vicini ai nostri italiani, sicché mi è quasi parso di partecipare attivamente alla discussione. Adesso che il set-up è fatto dovrebbe essere una strada in discesa.

Le cinque arrivano in un battibaleno e decido di andare al mercato: big market Dwarka sector 10, prendo un rickshaw al volo. Sono alla ricerca di negozio dove fare una ricarica telefonica per una scheda prepagata indiana, così i costi di comunicazione si abbattono. Trovo il negozio velocemente. Allora passo all’impegno numero due: trovare un aggeggio chiamato “multiple card reader USB 2.0”, un suggerimento di un amico, quando gli ho detto che non riuscivo a scaricare le foto dalla mia G11 al PC per colpa di un aggiornamento fatale. Sembra un’impresa, ma alla fine non lo è, è piuttosto divertente, primo, vedere la faccia di questi indiani quando entro in un negozio, mi vedono come un marziano, ma fanno finta di niente, e secondo, la trattativa. Capiscono sempre tutto, ma hanno bisogno che tu chieda le cose più e più volte mentre loro ti mostrano articoli che non c’entrano niente con quello che vai cercando. Dopo quasi una trentina di minuti ripetono con enfasi il nome esatto dell’oggetto che gli avevo comunicato entrando e tirano fuori il prodotto designato. “Fantastico”, penso. L’ho trovato e perdipiù non costa un tubo. Ora vado alla ricerca di creme… vediamo come me la cavo.

sabato 27 agosto 2011

decimo giorno


Sì, effettivamente ieri è stata una giornata storta, ma oggi ho saputo il perchè.
Stamattina ho Trovato la Dtt.ssa Shivani bella sorridente, il chè devo dire mi ha fatto molto piacere. Come ogni mattina ho raccontato la mia giornata di ieri, principalmente riguardo alla cena e alle funzioni fisiche di eliminazione, poi lei mi ha sentito il polso, col medesimo rituale, una breve canzoncina di due o tre strofe, canticchiata sottovoce e ovviamente incomprensibile. Sarà un ringraziamento, ma sarei curiosa di sapere verso chi. Ma siccome alla fine della canzoncina Shivani chiude gli occhi e si concentra, sento chiaramente che non è il momento adatto per fare domande.
Appena riapre gli occhi mi regala un gran sorriso e si complimenta con me per il buon andamento delle cose.
Anche io sorrido, non ho fatto nulla per meritare un complimento e quindi chiedo spiegazioni.
Non era un complimento, era soddisfazione!
Dice che sono la sua miglior pazziente finora, non ha mai trovato nessuno che reagisse così velocemente alle terapie. Io mi sciolgo, come sempre di fronte ai complimenti e voglio capire di più, ed è allora che lei mi stupisce!
Mi spiega che sa benissimo che il primo e il secondo giorno, anche se le lasciavo fare tutto ero molto "rigida" , sulla difensiva, attenta e critica (anche se in modo silenzioso), ma dal terzo giorno mi sono rilassata e ho cominciato a sentire le cose muoversi intorno a me. Insomma mi ha descritto esattamente le mie sensazioni durante il massaggio, il mio stato di semiveglia con i sensi all'erta e profondamente sensibili, persino agli spostamenti d'aria!
"...agli sopostamenti d'aria..." ho ripetuto nella mia testa, ma come può saperlo lei?
Non ci crederete, ma ha letto anche questa domanda mentre la formulavo, e quasi divertita, mi detto che sa molto di me, sa come mi sento, sa come sto, ma sa anche che cosa mi pice, cosa mi fa stare bene e cosa male e di fronte alla mia incredulità (ovviamento non espressa a parole) me ne ha dato un saggio.
Ero esterrefatta!
Mi ha fatto un'analisi precisa e ricca di dettagli, come se mi conoscesse da sempre.
La vera cosa bella? AVERE A CHE FARE CON QUALCUNO CHE TI VEDE DAVVERO.
... sono andata a farmi massaggiare con tutta un'altra baldanza!

Anche oggi mi ha fatto l'oliazione esterna con questi movimenti lenti che smuovono le tossine dai tessuti dei vari organi interni (dove di fatto non dovrebbero stare) per riportarle nel tratto digestivo, dal quale possono poi essere espulse.
A seguire lo Shirodhara, sempre l'oliazione della fronte e della testa, per allentare le tensioni e liberare energia. Infine il clistere, che questa volta mi ha portato a stare seduta più a lungo del normale. A questo proposito vorrei spiegare una cosa, dal secondo giorno in avanti il tipo di evaquazione cambia. Intanto quegli odoracci che si verificano piuttosto normalmente, spariscono del tutto, la consistenza si allenta e il colore schiarisce moltissimo. Voi capirete quindi che oggi era praticamente liquida e di color senape.

Il mettere "a nudo" queste faccende molto personali è abbastanza difficile, di solito non si fa, per mille ragioni, ma mi sento abbastanza forte per superare l'incognita delle possibili reazioni.
Di fatto credo che molti di noi abbiano più o meno gli stessi problemi e allora visto che sto imparando molto dal mio corpo, e da come alcune situazioni di malessere possono essere risolte, perché non aiutare proprio con la mia esperienza reale chi nutre dubbi, preplessità, o semplicemente curiosità.
Anche io sono partita scettica, ma comunque aperta verso un nuovo modo di pensare e di vedere le cose e questo non è mai stato così necessario come qui in India con l'Ayurveda.
L'Ayurveda non cura una mallattia in particolare, ma è un sistema che offre la "conoscenza della vita". Va da se che individuando le regole di funzionamento della vita, applicabili a tutti gli esseri viventi, si arriva a capire anche il perchè esite la malattia.
Un esempio chiaro: dopo due giorni dal mio arrivo, mostrando le mie mani dilaniate (è proprio il caso di dirlo) dai miei grattamenti continui, alla dott.ssa Shivani, le ho domandato, secondo lei, in quanto tempo sarebbero guarite. La sua reazione è stata di autentica incomprensione. Ho riformulato la domanda e lei ha risposto che era lì con me per aiutarmi a riequilibrare il mio stato di benessere.
Come a dire, una volta riacquistato il benessere sarai tu stessa a guarirti... sconvolgente la risposta eppure così ovvia, oserei dire.
Io sono venuta in India perchè nessuna medicina occidentale è in grado di risolvermi il problema dell'eczema su varie parti del corpo, in particolare le mani, per il prurito incessante e diffuso a tutto il corpo, che mi ha portato ad avere degli squilibri anche a livello psicologico e sociale, e infine perchè più cerco di perdere qualche chilo stando attenta alla quantità ma anche alla qualità del cibo, e più i miei problemi e i miei chili aumentano.
Ho speso tanti di quei soldi per avere una soluzione e li ho letteralmente buttati via.
Poi arrivo qui e scopro l'acqua calda, mangiamo troppo, mangiamo male, non vogliamo bene al nostro corpo, gli facciamo cose assurde e lui per 20/30 anni resiste, lavora incessantemente per ritrovare quell'equilibrio che non avrà mai più se non invertiamo la rotta. A quarant'anni abbiamo oramai un sacco di piccoli problemi, certo ancora sopportabili e non gravi, ma cosa aspettiamo a capire? Quanti milioni di segnali ci dà il nostro organismo che non vogliamo più ascoltare? Che forse alla fine non siamo più in grado di ascoltare?
Qui non hanno la pozione miracolosa, mi stanno solo insegnando a tornare indietro, a prendermi una pausa da tutto, e ad ascoltare me stessa. Mentre mi rilasso il mio corpo mi parla, mi manda un sacco di segnali che ricordo di aver conosciuto un tempo lontano, ma che avevo dimenticato.

Mangiare poco o tanto... quanto è poco e quando è tanto? Ho fatto anche questa domanda alla dottoressa aspettandomi una risposta tipo: "100 gr di questo 150 di quello..", macchè sono ancora fuori strada... "quando è giusto lo sai solo tu", mi ha risposto.
Oggi ho messo più attenzione quando sono tornata in albergo, a cosa mangiavo e alla reazione a quell'alimento.
Ho magiato un'arancia, era dolce, piacevole, sugosa, ne ho mangiata subito una seconda e il mio corpo mi ha ringraziato di tanta gentilezza. Era soddisfatto. Solo la mia testa era un po in confusione e si chiedeva quali altre cose buone avrei potuto o voluto mangiare, e lì mi sono accorta della forzatura. E' vero la quantità si puo sentire, ma ci vuole anche qualcuno che ci metta lì, sulla strada giusta.
Grazie Shivani

venerdì 26 agosto 2011

Nono giorno

Stamattina mi hanno chiamato al telefono. Ho fatto un balzo e in un secondo ero in piedi, quasi sull'attenti.
Perché mi comporto così? Sì, son sempre un po' sul "chi va là", ma mai così sensibile. Ho il cuore in tumulto..., i pensieri si accavallano..., gli occhi semichiusi... e già una luce forte invade la stanza.
Non avrò sentito la sveglia, penso..., mentre una voce dall'inglese alquanto discutibile, mi fa domande che non riesco ancora a mettere a fuoco.
Riesco a vedere il mio telefonino: "Le sette!" esclamo ad alta voce.
Alla terza volta percepisco chiara la domanda al telefono: "you check-out today?"
"check-out ? Today ? No I stay here till Sept. 15"
Ma che cacchio! Questi mi svegliano alle sette per chiedermi se parto, quando sanno benissimo che starò qui 28 giorni!
Ripiombo sul letto, pensando che dovrei invece approfittarne per fare un po' di yoga, tanto la sveglia è tra un’ora. Invece, sto lì, cincischio, finchè suona.


Mi alzo e mi preparo una tazza di acqua tiepida, poi ci spremo dentro un limone, (...un limoncino, qui i limoni sono piccoli come noci e molto più acidi, ma hanno circa la stessa quantità di succo).
Questa pratica eseguita al mattino a digiuno, rappresenta un ottimo sistema per liberarsi dal "muco intestinale" e fare provvista di vitamina C. E' decisamente un’abitudine da conservare e procura un discreto piacere.
Il "muco intestinale" è un naturale meccanismo protettivo che aiuta a prevenire l'assorbimento delle tossine.
La maggior parte di noi ha l’abitudine di mangiare cibi "tossici" (caffè, zucchero, alcol, droghe, cibi confezionati ecc...) ad ogni pasto e non solo. Si formano quindi ogni volta degli strati di questo muco che si incollano alle pareti del colon, strati che aumentano per aderenza e consistenza. Continuando a nutrirsi con sostanze che producono tossine, strati su strati di materia mucoide vanno a tappezzare gradualmente l’intero canale alimentare causando un progressivo indebolimento del corpo e l'inizio di tutti i problemi.
I nuovi strati di muco che vengono prodotti, si incollano sui precedenti, l’azione peristaltica rallenta e con lei rallenta la velocità del transito del cibo lungo il canale alimentare.
I resti del cibo iniziano a marcire prima che escano e perdono la loro umidità e diventano puzzolenti, secchi e collosi. Inoltre hanno la tendenza ad incollarsi alle pareti degli intestini creando strati sempre più spessi di sostanza mucoide. Poi si gonfiano causando protuberanze, diverticolite, colite e altri problemi del colon. Tutte queste sostanze sono estremamente tossiche e il corpo deve lavorare incessantemente nel tentativo di eliminare questo sovraccarico. Questo incessante lavoro a cui sottoponiamo il nostro organismo stressa il nostro sistema immunitario, destinandolo a cedere e provocando la "malattia".
Dopo la tazza di limone la solita routine, ormai sono otto giorni che tutto si svolge regolarmente come ieri, l'unica novità consiste nella modifica al clistere.
Quello di oggi è praticamente puro olio medicato e serve ad ottenere una profonda unzione interna. La Dott.ssa, mi dice che devo "trattenere" x otto/dieci ore.
Mi pare un lasso di tempo improbabile, ma mi accorgo ben presto che l'olio introdotto, forse, viene assorbito dai tessuti e non se ne sente la presenza. Comunque oggi starò tranquilla in camera, non si sa mai...
Questa oliazione continua, fuori e dentro, è una procedura disintossicante preparativa del Panchakarma e si chiama Snehana che significa appunto unzione, lubrificazione.
Dimenticavo, prima della "tortura", ho dovuto bere due belle tazzone di una "sbobba" gialla. Una deliziosa zuppa di nonsoché dalla consistenza burrosa e calda. Mi sono azzardata, certo, a chiedere di cosa si trattasse, ma alle risposte incomprensibili dei primi tentativi, ho rinunciato, quindi il tutto si svolge in un totale silenzio rotto solo dal FLAP FLAP FLAP irruento delle pale dei ventilatori e dal fruscio delle tende contro i muri o il pavimento.
L'atmosfera è decisamente "armonica" e quindi piacevole, nonostante non riesca a vedere neanche un piccolo oggetto che definirei bello. Qui la bellezza sembra aver perso l'indirizzo.
Nella stanza di Shivani la cosa più decente è un mazzolino fucsia di fiori finti, in un vasetto verde giada.
Oggi torno in albergo un po' abbacchiata, la dott.ssa in attesa del rickshaw mi ha fatto accomodare in una stanza vuota e se ne è andata. Avrà avuto le sue cose l'ho giustificata, ma circa un'ora dopo che ero in albergo, l'ho vista arrivare insieme al padre. Che cosa avevano ancora da discutere con quelli dell'albergo? Perché non mi hanno chiesto di scendere, di bere un the assieme o qualcos'altro...Boh sono così "segreti" e io in tutti questi silenzi e percezioni di cose non dette, non mi trovo.
Oppure oggi è solo una giornata un po' più storta?

giovedì 25 agosto 2011

Ottavo giorno

Del resto, perché dobbiamo sempre cercare una risposta a tutto?!?


Anche questa mattina sono andata col rickshaw alla clinica Ayurvedica della dott.ssa Shivani.
Dopo il breve colloquio sull'alimentazione di ieri ed eventuali disturbi/problemi, mi ha testato il polso. Vata è ancora alto, ma sembra stia migliorando positivamente, (la dott.ssa è sempre di poche parole).
Procediamo col trattamento.
Vestita di un semplice legaccio di tela annodata in vita con appesa una garza che passa in mezzo alle gambe, stile aborigeno, ma meno elegante, mi accomodo su un panchettino basso, incrocio le gambe, tipo yoga, per tenere la schiena dritta, poi la Dott.ssa Shivani canta un breve mantra con le mani appoggiate sopra la mia testa infine comincia a massaggiarmi i capelli, il cuoio capelluto con una bella quantità di olio. L'olio si chiama Til ed è olio di sesamo, ottimo per pacificare Vata. E' piuttosto piacevole, ma a me non piace molto essere massaggiata in testa, eccetto che dal mio fidanzato quando guardiamo la TV, perché quelle carezze sono davvero amorevoli e mi mettono di buon umore.
Finito il massaggio alla testa, mi sdraio a pancia in giù su una tavola di legno coperta da una carta marrone, pesante, tipo carta da pacco ma più assorbente. Viene strappata da un rotolone che la Dott.ssa tiene lì nella camera. La luce è bassa, il ventilatore gira veloce sopra di me, l'atmosfera è rilassata. La Dott.ssa inizia il massaggio. Prima la gamba destra, con movimenti lenti, principalmente verso il piede; poi la gamba sinistra, poi il braccio destro ed infine il sinistro , facendo molta attenzione alle mani e ai piedi che devono essere sfregati con discreto vigore. A seguire i glutei, la schiena, poi il collo e poi ci si gira e si ricomincia: gambe, braccia, addome, seni, collo, viso. Ora sono completamente unta, ma molto unta.
Cerco di dire una parola alla Dott.ssa, mentre lei gentilmente, ma con decisione: "Shhh... " mi fa segno con le mani di stare sdraiata e mi dice di rilassarmi. Ok, penso io... stamattina mi sono svegliata, ho fatto colazione, ho preso il rickshaw e sono qui... devo ancora rilassarmi ??? E da cosa ? Vabbè, acconsento e chiudo gli occhi. Lei silenziosamente prepara un trespolo di legno dipinto e lo posiziona alle mie spalle, non vedrò mai cosa succede dopo, perché tutte le volte a quel punto mi mette due pezzi di ovatta, imbevuti di acqua di rosa, sugli occhi e schiacciandoli ben bene pur delicatamente, capisco di non poterli toccare né togliere. Così nella più totale oscurità godo di tutti quei leggeri spostamenti d'aria prodotti da lei mentre si muove silenziosamente intorno a me, cerco di immaginare il suo gesto mentre percepisco un piccolo rumore e attendo... so che tra poco un filo d'olio caldo cadrà sulla mia fronte e poi da lì sulla testa, i capelli ne saranno pieni. Quest'olio non ha odore, peccato mi sarebbe piaciuto un qualche profumo esotico, così, a occhi chiusi. Shivani, mi accarezza mollemente la testa, i capelli, l'olio "a filo" si muove da una parte all'altra della fronte, Shirodhara.



ZZZZ....


SDLENG ! BADABENG !... AUCH !

Il cuore fa un tonfo, batte a mille...

Ma dove sono...? cos'è stato...?
La Dott.ssa mi mette dolcemente una mano sulla testa...per tranquillizzarmi.

Ecco dove sono... ecco, ma cosa facevo ?? Dormivo ???
Ma se stanotte ho dormito dieci ore di filato ?...
Due parole gentili in una lingua incomprensibile...non gridate, sussurrate...
...poi dall'altra stanza una voce maschile con tono tranquillo spiega, in Indi, cos'è successo...
... Non lo saprò mai...
Del resto perché dobbiamo sempre cercare una risposta a tutto, tanto dentro di me immagino, no? Non c'è bisogno di parlare tanto.
Durante i trattamenti di Panchakarma (intendo dire durante i 28 gg di trattamento) si richiede espressamente di parlare poco, perché il corpo deve rimanere concentrato nello smaltimento delle tossine, e parlare richiede "fatica".
Non oserei dirlo a nessuno, ma sono esausta... e non è ancora finita. Questo Shirodhara dura 45 minuti, se non dormi sei fregata.
Ok, bene, qualche movimento alle mie spalle mi avvisa che è terminato. Ecco che forse mi leva l'ovatta... no, le sue mani calde mi avvolgono la fronte, scivolano sulla testa di nuovo, più volte, poi qualche pizzicottata qua e là e poi una bella strigliata, come quella che si da ai ragazzini coi capelli un po' folti...poi silenzio e quiete.
Sono ancora lì nel mio buio e ho i sensi così vispi, mi sforzo di stare tranquilla.
Torna con l'asciugamano che le avevo portato e come fa, il parrucchiere, mi "asciuga" i capelli dall'olio.
L'asciugamano bianco ora è marrone.
Finalmente ci vedo di nuovo, ma non c'è niente da vedere in effetti, solo il mio corpo nudo, lì, lucido sotto il ventilatore, nella penombra. Lei è uscita dalla stanza.

Adesso la parte peggiore.

Lei torna, mi asciuga dall'olio gentilmente; ieri avevo fatto il gesto di farlo da sola, mi ha lasciato incominciare, ma mi ha stoppato subito, mi ha fatto capire che non devo sfregare a destra e a manca, ci vuole poesia nel gesto, dolcezza, benevolenza verso quel corpo nudo, lì su un tavolo, che è poi il mio corpo.
Mi ha tolto l'asciugamano e ha ripreso lei il "lavoro". Io ho capito e nessuna parola è stata spesa.
Ora mi devo alzare e andarmi a sdraiare su un tavolaccio di legno, basso, dietro un paravento di teak intagliato.
E' l'ora del clistere.
Il clistere consiste in olio medicato con erbe (ognuno in base alle sue caratteristiche ha il suo mix), Basti in Indi, perché mentre lo ricevi, pensi sempre "... speriamo che basti", cioè che finisca...
Ok, ok... sono la solita esagerata. E' tutto fatto con estrema delicatezza, non si sente male, c'è solo un leggero fastidio e voglia di correre in bagno, ma lei ti dice categorica: "hold" e ti fa segno con il pugno di stringere.
Non hai scelta... trattieni.
Un tempo l’impiego del clistere come mezzo di terapia era piuttosto diffuso anche da noi. Oggi raramente i nostri medici prescrivono questo genere di cure, ritenendole, come altre pratiche, inutili, se non ridicole, e retaggio di un passato d’ignoranza. Tuttavia, il più delle volte si tratta di una grave perdita di conoscenza. L’atto terapeutico ha ripiegato su farmaci e iniezioni. Peccato, perché a volte semplici espedienti possono risultare davvero molto utili, risolutivi, economici e soprattutto non-intossicanti.
Nella medicina Ayurvedica le tecniche non farmacologiche di terapia sono tenute in grande considerazione e utilizzate da millenni come mezzi di purificazione, guarigione, profilassi e ringiovanimento. Il clistere medicato (Basti) è una di queste pratiche e per certi versi forse la più importante, considerato che secondo l’Ayurveda oltre il 70% delle malattie che affliggono l’uomo, originano proprio nel colon.
Il clistere medicato lascia un senso di leggerezza a livello addominale, di chiarezza a livello mentale e di benessere a livello generale.
Mi rivesto e torno alla luce.
La Dott.ssa Shivani, mi sta aspettando nell'altra stanza, il suo studio, dove riceve. Mentre mi siedo, arriva la tisana. E' di erbe, è piccante, densa, calda, speziata. Ne vorrei dieci tazze. Perché da noi le tisane sono tutte così "slavate" e insignificanti ? Questa ti entra nel profondo dei sensi, ti coccola, ti nutre...

BLIN BLIN BLIN...

Ecco il mio accompagnatore coi baffetti è arrivato, il suo rickshaw è pronto per riportarmi in albergo.
Namaste, Shivani
... "Namaste"