Powered By Blogger

lunedì 12 dicembre 2011

Secondo Panchakarma Nono Giorno


Ci sono più costruzioni nella mente che granelli di polvere in un raggio di sole...


A parte la bella frase, il suo significato mi rappresenta completamente. Come è possibile che l’Ayurveda, cinquemila anni fa, abbia stabilito una verità che cinquemila anni dopo è analogamente autentica?

Il mondo è cambiato solo superficialmente: l’uomo è lo stesso dalla notte dei tempi.


Chi mi conosce lo sa bene, una cosa che chiedo spesso è di smettere di pensare.

Mi capita di frequente di essere stressata dai miei soli pensieri. I più terribili e noiosi sono quelli circolari, dove alla fine di incessanti giri ti ritrovi sempre al punto di partenza. Questo tipo di pensiero mi capita soprattutto la sera, se sono molto stanca e il giorno dopo ho delle cose importanti da fare. 
Poi ci sono i pensieri che riguardano gli altri. 
Troppe volte ho avuto dei feedback negativi, quindi prima di agire mi interrogo all’imbecillimento su come e cosa devo dire e poi naturalmente al momento opportuno dico esattamente quello che mi viene spontaneo dire in quell’preciso momento, magari senza averlo pensato prima… insomma un disastro. Essere sinceri non è quasi mai una qualità che porta a buoni risultati, il più delle volte si risulta naif, spesso incompresi (e lo si vede bene dal sorriso abbozzato che scaturisce dall’interlocutore), ma capita anche che si avveri un vuoto temporale, seguito da leggero imbarazzo, specie se l’argomento trattato è “terreno sensibile”.

Abbandonare tutti i pensieri pare sia possibile attraverso la meditazione. 

La Meditazione che nell'accezione occidentale che significa solo pensare a qualche cosa intensamente, nel pensiero orientale va oltre. Il pensare intensamente a una cosa permette di raggiungere lo scopo primario della meditazione stessa: ovvero l’assenza di pensiero.

Ho chiesto al Dr Mishra, padre di Shivani di insegnarmi le basi della meditazione. Mi ha risposto che avrebbe potuto farlo solo al mio rientro dall’India, dopo il panchakarma, perché se i dosha sono squilibrati e Vata predomina come nel mio caso, il focalizzare l’attenzione su una cosa è indiscutibilmente difficile. 
Quindi il primo passo è sempre e comunque riequilibrare i dosha. 

Dalla nostra esperienza ordinaria sappiamo che non è affatto scontato acquietare i sensi, la mente e l’intelletto. I cinque sensi sono continuamente attratti dai rispettivi oggetti di godimento e così la mente vaga come un ape di fiore in fiore, mentre l’intelletto non smette mai di valutare, elaborare, giudicare. 

Per fortuna grandi maestri compassionevoli hanno da secoli tracciato la strada, anzi molteplici strade, che conducono alla pace, come al solito c'è bisogno di qualcuno che ti metta sulla strada giusta...

Una cosa curiosa. Da tanti anni, quando non riesco a prendere sonno, uso un espediente che mi sono creata, quando ancora non sapevo nulla di meditazione Yoga e altre pratiche olistiche. 
Immaginavo di entrare in una stanza vuota, tutta bianca. 
Appena entrata dovevo girarmi a guardare la porta e dovevo cancellarne il tratto, il disegno, il bianco della porta doveva fondersi con il bianco della parete fino a farla scomparire. Poi dovevo girarmi nella stanza in cerca di qualche elemento di distrazione, come una finestra, un oggetto, una luce, ma niente, dovevo sforzarmi di vedere solo bianco. Il problema erano gli angoli della stanza che non riuscivo mai a cancellare, ma a quel punto, in genere mi addormentavo.

Senza saperlo sperimentavo il primo stadio della meditazione: l’acquiescenza.

Di questa cosa non ne ho mai parlato con nessuno, salvo una volta quando il mio fidanzato non riusciva a dormire. Ho pensato che sarebbe stato divertente spiegargli il gioco e vedere se aveva effetto anche su di lui. Di fatto si è addormentato, guidato dalla mia voce che gli descriveva cosa fare una volta entrato nella stanza.  Ne ho ideati tanti di giochi come questo nella mia vita. E’ quindi molto strano accorgermi adesso che hanno qualche significato al di là del gioco in sé.

Un altro di questo giochi per la mente che mi appassiona è la ricerca di “amici”. Li chiamo amici, perché sono delle immagini che mi vengono a trovare quando sono da sola e possono apparire ovunque, sui muri, nei pavimenti screziati, nelle pieghe di un tessuto, nei pop corn, sulla sabbia, nelle rocce. Sono dei disegni finiti, spesso anche molto particolareggiati, che tante volte ho avuto voglia di fotografare per chiedere se anche qualcun altro poteva riconoscerli, ma non l’ho ancora fatto. Sono “amici” perché si presentano sempre quando ho un determinato stato mentale e quando li vedo, mi fanno felice. Mi appaiono in ogni parte del mondo, non solo a casa e soprattutto non fanno parte del mio bagaglio di immagini, sono sempre immagini nuove, inaspettate. 
Bhè in fondo non è niente di speciale, né tantomeno una cosa da raccontare, ma ormai l’ho scritta, la lascio.


Nessun commento:

Posta un commento