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martedì 13 dicembre 2011

Secondo Panchakarma – Undicesimo Giorno



Scoiattoli, gechi, capre, mucche e vitelli, tori, cani e gatti, pappagalli, scimmiette, farfalle, mosche e zanzare, cavalli e asini, c’è una gran varietà di forme viventi qui per la strada. Io però voglio tanto vedere il serpente a sonagli che esce dal cesto e non so dove trovarlo... anche un elefante sarebbe carino, ma qui in città neanche l'ombra.


Oggi sono andata a piedi da Shivani. Trentacinque minuti di camminata, piacevole, ma senza niente di particolare che valga la pena di annotare, forse, eccetto questa mia sensazione di piccola trasgressione. Heh sì, da quando sono arrivata qua la prima volta, mi hanno detto come mi dovevo comportare, dove prendere il rickshaw, quanto pagare, mi hanno dato degli orari da rispettare ed io ho sempre fatto tutto “a modo”(dialettale emiliano). Oggi incamminarmi da sola mi dava un senso di libertà. E la liberà quando la si prova poi la si desidera sempre, così come la trasgressione. Non so se questo sia un pensiero Ayurvedico…

Stamattina nel letto mi sono sentita il polso. Sono diverse mattine che mi ascolto il polso per capire come fanno i dottori in Ayurveda a stabilire il tuo stato di benessere o malessere. Ed è da qualche mattina che mi sembra di aver capito. Shivani ride e dice che non ho la capacità di concentrarmi a sufficienza per “sentire”. Io penso che non sia del tutto vero, dato che ci prendo.

Stamane, stavo dicendo, ho sentito il mio polso ed, EUREKA !

VATA= PITTA= KAPHA=   sono bilanciati finalmente! Cominciavo un po’ a deprimermi perché non giungevo al risultato in fretta. Noi occidentali siamo abituati che ad ogni azione corrisponde una reazione (immediata), abbiamo perso la pazienza dell’attesa, non è più nelle nostre corde. Vogliamo tutto e subito. Ho mal di testa, mi prendo una pillola entro un ora ho risolto il problema. No, No. Non è così che si fa. Ho mal di testa? Questo sta a significare che ho un problema diverso, devo capire da cosa deriva e curare questa cosa per far passare il mal di testa. Se cancello il mal di testa con una pillola, non andrò più a ricercarne la sua causa, che col tempo potrebbe aggravarsi e ricreare altri mal di testa…

Mal di testa a parte cercavo di dire che è intrinseco nella mia abitudine aspettarmi dei cambiamenti repentini (se inizio una dieta, il giorno dopo salgo sulla bilancia a vedere quanto ho perso). Avendo programmato un panchakarma di soli quindici giorni, (soli perchè secondo le scritture ce ne vogliono almeno 28 + la settimana di recupero), volevo arrivare il più in fretta possibile all’equilibrio e avevo l’impressione di rischiare di dover tornare a casa senza averlo raggiunto, magari per questione di pochi giorni. Insomma per farla breve, ero preoccupata e stavo già pensando se e come era possibile posticipare la partenza, ma per fortuna non è stato necessario. Anche stavolta la mia buona stella mi ha assistito.

E’ logico, Shivani ha solo confermato la mia diagnosi. Che sia davvero divenuta capace di sentire? Quello che mi ha aiutato è sapere che il polso di Vata è percepito come il movimento di un serpente che striscia, il polso di Pitta è percepito come una rana che salta, il polso di Kapha è lento e regolare come il fluttuare di un cigno.

L'osservazione quotidiana di polso, volto, lingua, occhi, unghie e labbra, fornisce sottili indicazioni. Attraverso queste si può imparare quali squilibri stanno avvenendo nel corpo, quali organi sono coinvolti e dove i dosha e le tossine si sono accumulati. In questo modo, controllando gli indicatori corporei regolarmente, i sintomi patologici possono essere scoperti per tempo e possono così essere intraprese adeguate misure preventive. L' Ayurveda insegna che la persona è come un libro vivente e che deve essere letto ogni giorno per la comprensione ed il benessere fisico.

Pensandoci, ricordo che anche in Italia un tempo, quando ero bambina, il dottore ascoltava il polso del paziente. Ti chiedeva di mostrare la lingua e ti guardava negli occhi con la lucetta. Da tempo antico il polso è riconosciuto come il più importante segno della vita. Nell'era moderna i medici hanno dimenticato le cose più semplici, hanno abbandonato l’attenzione ai segnali del polso in favore della medicina allopatica, prescrivibile, pronta, immediata e delle radiografie per ogni non nulla. Tutte cose che fanno malissimo, tranne alle case farmaceutiche!

Nell' Ayurveda invece, il concetto di prevenire una malattie implica un costante controllo della interazione tra ordine (salute) e disordine (malattie) nel corpo. Il processo della malattia è una reazione tra i cinque elementi nel corpo. I sintomi della malattia sono sempre collegati allo sconvolgimento dell'equilibrio dei dosha (vata,pitta, kapha). Una volta che comprendiamo la natura dello squilibrio attraverso una cura adeguata, può essere ristabilito l'equilibrio.

L' ayurveda insegna metodi molto precisi per comprendere il processo della malattia prima che qualunque segno evidente di essa si sia manifestato. Rimane il problema per noi in Italia che l’Ayurveda non è riconosciuta come disciplina scientifica, pertanto i medici ayurvedici non sono abilitati a praticarla e noi siamo “costretti” a farci un viaggetto in India se vogliamo conoscerla, se vogliamo praticarla.

Il panchakarma che ho fatto io lo prescriverei alla maggior parte delle persone che conosco, sicura dei benefici che si ottengono. Che cosa sono 28 giorni se ti puoi liberare completamente dei tuoi problemi? Problemi semplici ma a volte irrisolvibili, nel mio caso è l’eczema, ma può essere la psoriasi, la cervicale, le nevralgie, la sciatica, l’ipertensione, il diabete, il reflusso gastroesofageo, l’acidità di stomaco, l’ansia, la depressione, l’insonnia…. potrei andare avanti ad oltranza, ma questi sono i più comuni che mi vengono in mente.

Una volta trovato, la cosa più difficile è il mantenimento dell’equilibrio. 
Questo sì che non è da tutti. Implica una forte volontà al cambiamento, crisi di guarigione (la malattia si acuisce prima di placarsi), coraggio e pazienza. Bisogna andare contro tutti, contro la credenza comune, contro l’ignoranza, contro il proprio passato con tutti i suoi errori, e ti senti solo in questo percorso. Poi piano piano, quando sei lì sulla tua nuova strada, è come se sorgesse il sole, ti accorgi che le persone che hai intorno ti sono vicine, sono curiose, interessate e ti senti più in sintonia con tutti più di quando hai intrapreso il cammino. 
Tutto questo da una grande gioia e soddisfazione.

Non riesco ancora a dire grazie Dio perché sono atea, ma GRAZIE di essere viva e forte in questa vita che per tanti versi vale la pena di essere vissuta.

lunedì 12 dicembre 2011

Secondo Panchakarma Nono Giorno


Ci sono più costruzioni nella mente che granelli di polvere in un raggio di sole...


A parte la bella frase, il suo significato mi rappresenta completamente. Come è possibile che l’Ayurveda, cinquemila anni fa, abbia stabilito una verità che cinquemila anni dopo è analogamente autentica?

Il mondo è cambiato solo superficialmente: l’uomo è lo stesso dalla notte dei tempi.


Chi mi conosce lo sa bene, una cosa che chiedo spesso è di smettere di pensare.

Mi capita di frequente di essere stressata dai miei soli pensieri. I più terribili e noiosi sono quelli circolari, dove alla fine di incessanti giri ti ritrovi sempre al punto di partenza. Questo tipo di pensiero mi capita soprattutto la sera, se sono molto stanca e il giorno dopo ho delle cose importanti da fare. 
Poi ci sono i pensieri che riguardano gli altri. 
Troppe volte ho avuto dei feedback negativi, quindi prima di agire mi interrogo all’imbecillimento su come e cosa devo dire e poi naturalmente al momento opportuno dico esattamente quello che mi viene spontaneo dire in quell’preciso momento, magari senza averlo pensato prima… insomma un disastro. Essere sinceri non è quasi mai una qualità che porta a buoni risultati, il più delle volte si risulta naif, spesso incompresi (e lo si vede bene dal sorriso abbozzato che scaturisce dall’interlocutore), ma capita anche che si avveri un vuoto temporale, seguito da leggero imbarazzo, specie se l’argomento trattato è “terreno sensibile”.

Abbandonare tutti i pensieri pare sia possibile attraverso la meditazione. 

La Meditazione che nell'accezione occidentale che significa solo pensare a qualche cosa intensamente, nel pensiero orientale va oltre. Il pensare intensamente a una cosa permette di raggiungere lo scopo primario della meditazione stessa: ovvero l’assenza di pensiero.

Ho chiesto al Dr Mishra, padre di Shivani di insegnarmi le basi della meditazione. Mi ha risposto che avrebbe potuto farlo solo al mio rientro dall’India, dopo il panchakarma, perché se i dosha sono squilibrati e Vata predomina come nel mio caso, il focalizzare l’attenzione su una cosa è indiscutibilmente difficile. 
Quindi il primo passo è sempre e comunque riequilibrare i dosha. 

Dalla nostra esperienza ordinaria sappiamo che non è affatto scontato acquietare i sensi, la mente e l’intelletto. I cinque sensi sono continuamente attratti dai rispettivi oggetti di godimento e così la mente vaga come un ape di fiore in fiore, mentre l’intelletto non smette mai di valutare, elaborare, giudicare. 

Per fortuna grandi maestri compassionevoli hanno da secoli tracciato la strada, anzi molteplici strade, che conducono alla pace, come al solito c'è bisogno di qualcuno che ti metta sulla strada giusta...

Una cosa curiosa. Da tanti anni, quando non riesco a prendere sonno, uso un espediente che mi sono creata, quando ancora non sapevo nulla di meditazione Yoga e altre pratiche olistiche. 
Immaginavo di entrare in una stanza vuota, tutta bianca. 
Appena entrata dovevo girarmi a guardare la porta e dovevo cancellarne il tratto, il disegno, il bianco della porta doveva fondersi con il bianco della parete fino a farla scomparire. Poi dovevo girarmi nella stanza in cerca di qualche elemento di distrazione, come una finestra, un oggetto, una luce, ma niente, dovevo sforzarmi di vedere solo bianco. Il problema erano gli angoli della stanza che non riuscivo mai a cancellare, ma a quel punto, in genere mi addormentavo.

Senza saperlo sperimentavo il primo stadio della meditazione: l’acquiescenza.

Di questa cosa non ne ho mai parlato con nessuno, salvo una volta quando il mio fidanzato non riusciva a dormire. Ho pensato che sarebbe stato divertente spiegargli il gioco e vedere se aveva effetto anche su di lui. Di fatto si è addormentato, guidato dalla mia voce che gli descriveva cosa fare una volta entrato nella stanza.  Ne ho ideati tanti di giochi come questo nella mia vita. E’ quindi molto strano accorgermi adesso che hanno qualche significato al di là del gioco in sé.

Un altro di questo giochi per la mente che mi appassiona è la ricerca di “amici”. Li chiamo amici, perché sono delle immagini che mi vengono a trovare quando sono da sola e possono apparire ovunque, sui muri, nei pavimenti screziati, nelle pieghe di un tessuto, nei pop corn, sulla sabbia, nelle rocce. Sono dei disegni finiti, spesso anche molto particolareggiati, che tante volte ho avuto voglia di fotografare per chiedere se anche qualcun altro poteva riconoscerli, ma non l’ho ancora fatto. Sono “amici” perché si presentano sempre quando ho un determinato stato mentale e quando li vedo, mi fanno felice. Mi appaiono in ogni parte del mondo, non solo a casa e soprattutto non fanno parte del mio bagaglio di immagini, sono sempre immagini nuove, inaspettate. 
Bhè in fondo non è niente di speciale, né tantomeno una cosa da raccontare, ma ormai l’ho scritta, la lascio.


giovedì 8 dicembre 2011

Secondo Panchakarma - Quinto Giorno


Non ho dormito un tubo, stanotte.
Erano già le sei di mattina e non avevo ancora chiuso occhio, ma a quel punto mi sentivo pronta almeno per un riposino. Niente male, avevo comunque davanti un paio d'ore piene, prima di alzarmi, conteggiando anche la mezz'ora della colazione, che questa mattina dovevo saltare su richiesta di Shivani.
Dopo una sola ora di sonno profondo, alle sette in punto il campanello della camera ha suonato, talmente forte da farmi trasalire. Ma che diavolo, chi è alle sette del mattino? Chi può avere bisogno di comunicarmi qualcosa di così urgente? Ma da quando le camere d'hotel hanno il campanello??? Ma, ma… MAAA!


Faccio la voce dura: "Yes??" domando ad alta voce.
"News paper"…mi dice la voce dietro alla porta.


Bisogna dire che se dormissi in pigiama potrei aprire la porta e ringhiargli contro, agguantare il giornale e finirla lì, ma non posso e non voglio certo vestirmi per prendere il giornale.
"Leave it in front of the door". 
No, il please non ce l'ho proprio messo. Era una sorta di ordine, perché capisse di avermi davvero disturbato. Che Hotel dell'altro mondo, questo!
Così invece di due ore ne ho dormita solo una, la seconda ora, già innervosita x il giornale, l'ho passata a dare la caccia ad una tediosa e infima zanzara che ogni volta che mi rilassavo con la testa sul cuscino arrivava col suo tremendo e assordante zzzzzz ...zzz…zzz. CHE VITA !!! Però, avrei potuto leggere il giornale!


A proposito, ieri, domenica 4 Dicembre, c'era una grande notizia in prima pagina. 
TOM CRUISE, sì, proprio quello di "Mission Impossible" è sbarcato a New Delhi. Incredibile, solo io e Tom Cruise possiamo essere così matti da venire a Delhi in Dicembre! Bhè del resto è noto che lui fa cose fuori dal normale… lo ricordo bene quando in "Mission Impossible" era audacemente sospeso nel vuoto, attaccato con una mano a una parete di roccia, mentre con l'altra ascoltava un audio-messaggio che sarebbe disintegrato alla fine. Bhè, lui in quella scena era un graaande attore! Vero?!
Ad ogni modo, è arrivato con un aereo privato e lo è andato a prendere all'aeroporto il suo amico Anil Kapoor, che lo avrebbe poi accompagnato ad Agra per la visita al Taj Mahal. Leggendo la notizia, in un primo tempo avevo scambiato Anil Kapoor (che è un famoso attore di Bolliwood) con Anish Kapoor (grande artista internazionale, c'è una mostra a Milano proprio in questo periodo) ed ero estremamente sorpresa del fatto che fosse amico di Tom Cruise, anzi ero sorpresa che Tom fosse interessato all'arte contemporanea.
Comunque, al posto di Anil Kapoor anche io al mio primo viaggio in India avevo di fianco una star; dell'automobilismo, ma pur sempre conosciuto in tutto il mondo, ed ecco la prova:




Grande! Anche io in fondo ho po' una vita da star!! Mi manca solo l'aereo privato, ma c'è tempo…no?
Bhè a guardar bene le foto mi manca anche un po' l'atteggiamento da star, potrebbe sempre diventare la mia mission impossibile per l'anno prossimo, quella di tirarmela un pochino. Se non altro per venire bene nelle foto.
Tom è qui per promuovere il suo nuovo film "M. I. 4" e lo accompagnerei volentieri nel suo giro in India, ma non posso proprio lasciare Shivani.


Oggi mi ha praticato Virechana, che non è una usanza woodoo, ma è una purga. 
Il fatto è, che questa "purga" gli ayurvedici la prendono molto seriamente, c'è una sorta di protocollo da seguire, non è come facciamo noi… all'occorrenza, e poi via… subito a lavorare o a fare mille altre cose.
Il protocollo è importante e prevede lo stomaco vuoto dalla sera prima, un orario di somministrazione tra le ore 11.00 e le ore 12.00 (o nel tardo pomeriggio), a seguito di due impacchi freddi a base di erbe mediche dalla consistenza gelatinosa e piuttosto puzzolente.
Il primo impiastricciamento è avvenuto sulla fronte, il secondo sull'addome entrambi della durata di quindici minuti esatti. Sdraiata sul consueto tavolaccio di legno, guardavo il soffitto dei gechi, che in questa stagione hanno lasciato il posto all'immobilità. In questo periodo fa un gran freddo a starsene lì sdraiati, coperti da sole erbe fredde, così Shivani mi ha procurato una grande coperta, perché qui il riscaldamento non esiste, e la piccola stufetta elettrica che si era portata, assorbiva troppa energia dal generatore, per poterla tenere accesa. Trascorso il quarto d'ora di prassi, la dottoressa ha eseguito un massaggio specifico, nei due posti dell'impacco: fronte e addome.


"La purga" si presentava ai miei occhi come un olio medicato molto denso e vischioso (tipo glicerina), che per fortuna Shivani ha versato in una pratica ciottolina di plastica contenente un brodino vegetale piccante e bollente. Un modo più agevole per trangugiare il mezzo bicchierone di lubrificante. Sono sopravvissuta.
Virechana, è la terza delle cinque manovre del Panchakarma che provo. Virechana purifica il sangue eliminando le tossine dal corpo, e più precisamente si concentra sulle tossine accumulate nel fegato e nella cistifellea. Ma anche il tratto gastrointestinale ne viene coinvolto. La durata, i tipi di medicazioni, e il modo di reazione del corpo, variano molto in relazione alla costituzione dell'individuo (Vata ad esempio evacua poco, Pitta risponde meglio, mentre Kapha è quello che dà più soddisfazione in fatto di abbondanza), ma variano anche in base alle problematiche che ciascuno manifesta, all'età, o allo stato della mente. Le terapie ayurvediche in generale sono prescritte esattamente a misura della persona che viene curata, non c'è una cosa che vada bene per tutti.


Tutta la procedura di Virechana è preceduta dalla oliazione interna che deve essere protratta da tre a sei giorni e consiste nell'assunzione di Ghee medicato (il ghee è burro chiarificato con aggiunta di erbe mediche) da ingerire preferibilmente con zuppe bollenti e leggere, il resto dell'alimentazione è costituito da acqua calda con limone spremuto, thè verde o tisane senza aggiunte, frutta,o altra alimentazione liquida, preferibilmente calda. Nel giorno di Virechana la dieta molto restrittiva è raccomandata perché questo apporta maggiori benefici al paziente.


Il paziente, dal canto suo deve essere molto paziente, perché dall'assunzione di Virechana, dovrà rimanere sdraiato cinque ore. In questo lasso di tempo sarà monitorato dal medico ayurvedico che segna quante volte il paziente evacua, a che intervalli, che tipo di evacuazione (colore, forma, muco… e qualsiasi altra informazione rilevante notabile). Io ne ho approfittato e ho dormito praticamente tutte le cinque ore, intervallate ogni mezz'ora da un bicchierone di acqua bollente con limone spremuto. Niente mal di pancia, niente crampi, insomma tutto pacifico, naturale e rilassante. Niente di tutto quello che avevo supposto si è verificato. Alle 17,00 circa sono stata congedata con un'ultima tazzina di brodo caldo e la promessa che non avrei cenato. 
Fino alle 5/6 evacuazioni nelle 24 ore è tutto regolare. 
Io rientravo nella norma.

martedì 6 dicembre 2011

Secondo Panchakarma -Terzo Giorno

Meno male che esiste la notte, dove tutto è immobile...
...ed ecco i cani randagi, del mio universo notturno, che fanno il solito baccano...
Heh sì, sono ancora qui, a Nuova Delhi. Hotel Royal Star, terzo piano, lato strada!

Sono passati solo due mesi e mezzo dal mio primo Panchakarma.

Rientrata a Milano stavo così bene da essermi convinta di aver risolto tutti i problemi di pelle, allergie, peso, stress... invece eccomi qui, di nuovo nel marasma totale. Non ho il coraggio di pubblicarla, ma mi sono scattata una foto nella fase acuta del mio peggioramento, un paio di settimane fa, l'ho rivista oggi, perché volevo superare questa sorta d’imbarazzo, di pudore che provo, postandola nel blog, ma, no. Non è proprio possibile, sono un mostro! Ho gli occhi quasi completamente chiusi da quanto sono gonfi, rossi, rugosi. Anche le labbra sono turgide, screpolate, la pelle è secca, vizza, bianca, e l'espressione in sé, disegna esattamente il mio stato d'animo: mi sento sconfitta, sconfortata, sfiduciata. Sfiduciata che qualcosa si possa fare, che qualcosa possa davvero cambiare. Da quel preciso momento mi sono ritirata dalla vita sociale di qualunque tipo, e con questo intendo che non sono più uscita da casa neanche per andare a fare la spesa. Mi sono messa a letto, ho digiunato, ho fatto l'idrocolon, e poi ho dormito e studiato, e poi ho letto e letto ancora ed infine mi sono costretta a tornare dal dott. Mishra per un consulto.

Il risultato? Avevo bisogno di un altro panchakarma. "No other solution".
Il giorno che sono andata dal dottore in Ayurveda, avevo un mal di schiena lancinante (tipo colpo della strega e sciatica insieme), ero piegata in due, ma non ho voluto prendere antinfiammatori, perché anche il mal di schiena, come questo maledetto prurito che mi fa andare fuori di testa, sono entrambi la manifestazione dell'infiammazione interna che letteralmente mi invade, e che deriva da un accumulo di scorie/tossine, che il corpo non è in grado di eliminare. Il dott. Mishra è stato molto affettuoso, mi ha spiegato che non aveva alcun potere di curarmi in Italia, con delle erbe o con dei supplementi, non con uno stato tanto alterato del Dosha Vata. Vata tra l'altro è anche la mia costituzione, il che significa che son messa veramente, male. Quando vata è alto c'è mancanza di concentrazione, eccesso di pensiero, costipazione, insonnia, calo di energia, indebolimento delle difese immunitarie, ecc.. E io ho proprio tutto!

Quando Vata è squilibrato ci sono ripercussioni sia sul piano fisico che su quello mentale, e questo è il guaio. Mentre quando è in equilibrio si ha dinanzi a una persona estremamente creativa con grande immaginazione.
Perchè sono tornata indietro? Continuavo a domandare al dottore, ho fatto tutto ciò che mi è stato raccomandato per mantenere l'equilibrio dei Dosha, dove ho sbagliato?? Perchè non mi è stato detto che il risultato ottenuto col panchakarma era così effimero? Sarà stato fatto tutto bene proprio come doveva essere fatto? Non è stato trascurato niente?? Questo accavallamento di domande è proprio Vata !! L'accumulo di pensieri la mancanza di calma per rispondersi e chiarire il da farsi.

Il Dottore non aveva difficoltà a rispondere alle domande, ma sostanzialmente, mi ha detto qualcosa che mi ha fatto riflettere, ci ho messo 40 anni a portare il mio fisico a questo stadio, l'ho stressato, provato, inquinato con cibi sbagliati e lui ha tenuto duro per tutto questo tempo, è un grande fisico, devo volergli bene, ma oggi è stanco, sovraccarico di un lavoro che non riesce più a smaltire, con tutte queste manifestazioni mi sta solo chiedendo aiuto. Il panchakarma che ho fatto è stato il primo passo verso una possibile guarigione, e la guarigione totale c'è stata già dopo 15 gg. a controprova che il risultato è ottenibile, senza medicine, senza cortisone, senza antiinfiammatori, senza antistaminici. Il risultato è instabile, perchè il mio corpo ha disimparato in tutti questi anni, a fare le pulizie. Non gliene ho mai dato il tempo. Noi occidentali neanche sappiamo di avere un corpo e un'anima se non quando ce lo cantano Wess e Dori Ghezzi.

Diamo tutto per scontato, credendo di avere un corpo alla De Beers.... per sempre.

Se non corro ai ripari oggi, posso solo aspettarmi un peggioramento.

E’ interessante saperc che l'Ayurveda prevede sei stadi della malattia, dove il sesto stadio è la malattia stessa. Al contrario, la medicina occidentale, allopatica, parte a "curare" dalla manifestazione conclamata della malattia, in avanti. Questo mi fa davvero pensare.
In effetti tutti i "sintomi" che manifesto, presi in considerazione dai nostri medici (dermatologi, allergologi, dietologi, e via dicendo) non hanno alcun significato particolare  e soprattutto non sono "curabili". Possono essere però "sedati" con i vari palliativi che mi hanno prescritto: cortisone, antistaminici e antinfiammatori. In attesa che si manifesti la malattia vera e propria, che come si può ben capire non tarderà a presentarsi, visto il cocktail proposto.

Gli antichi testi ayurvedici affermano che la malattia nel corpo umano ha origine da sei fasi ben distinte. Le prime tre fasi non sono realmente visibili, ma possono essere legate sia al corpo sia alla mente, mentre le altre tre fasi sono realmente percepibili e visibili.
Tutti gli stadi della malattia secondo l’Ayurveda sono manifestati da una perdita di equilibrio:
- Accumulazione (il processo inizia con l’eccessivo incremento di uno o più dosha)
- Aggravamento (l’eccesso ha raggiunto un punto tale che il dosha fuori esce dalla sua sede originale)
- Diffusione (il dosha si muove nel corpo)
- Localizzazione (il dosha trova dimora in una zona del corpo a cui effettivamente non appartiene)
- Manifestazione (i sintomi fisici si manifestano nella zona, dove il dosha si è spostato)
- Disgregazione (la malattia si manifesta con tutta la sua virulenza).

Ecco spiegato perché per il Dott. Mishra sono "grave".
Un secondo panchakarma serve a riportarmi dallo stadio sei allo stadio "zero" dove tutto è in equilibrio e quindi c'è assenza di malattia, e questo non solo è fattibile, ma è decisamente auspicabile.
Inoltre le tossine che oggi sono depositate in posti diversi da dove dovrebbero stare, sono tossine "recenti", hanno solo due mesi e mezzo e non più quaranta anni. Il processo è lento, perché implica un cambiamento radicale nelle abitudini. Più è lento più sarà permanente. Cambiare le abitudini sarà il solo modo per tenere i dosha in equilibrio e non ritornare al problema.

E’ tutto molto semplice, logico, quasi banale e nella nostra società dove invece tutto è complesso questa storia può sembrare una baggianata.  Peccato che funzioni!

lunedì 5 dicembre 2011

Secondo Panchakarma -Primo Giorno

Sono nel bianco più assoluto, se non sentissi il rumore del carrello e le ruote che toccano terra, penserei di essere ancora in alta quota.
Tutto mi sarei aspettata tranne che di atterrare nella nebbia più totale. Nessuno, parlando dell’India, ha mai accennato alla nebbia, forse perché gli Italiani che viaggiano in India ci vengono solo in estate? Eppure è proprio così, a Dicembre a Nuova Delhi c’è la stessa bruma di Milano, lo stesso grigiore.
Mi sento a casa…