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domenica 2 ottobre 2011

Diciassettesimo giorno dalla FINE del Panchakarma

... e questo biglietto trovato sullo schermo del Mac non è l'unica richiesta...
un caro amico mi scrive:... "non puoi lasciarci così...", mio padre mi ha detto che se avessi studiato al liceo classico forse avrei avuto le basi chissà anche, forse, per scrivere un libro... e detto da lui è un grandissimo complimento, nonostante sia un complimento travestito...

Sono andata a rileggere i post precedenti e improvvisamente ho ritrovato il mood, ho ritrovato la condizione mentale che purtroppo già al secondo giorno dopo il mio rientro in Italia mi aveva completamente abandonato. Questa condizione mentale è un oasi, è come un posto all'interno di me stessa nel quale riesco a sperimentare sensazioni piacevoli, di benessere e tranquillità e lucidità mentale. Mi pare di aver capito che in questo "stato mentale" ci si puà entrare quando si vuole, tramite una "porta" che può essere un mantra, un OM, una vibrazione (gong). Io non ho ancora questa capacità, non so ancora dove sia la porta, ma ogni tanto, anche se per pochi secondi mi accorgo di oltrepassare la soglia e di esserci dentro, dentro all'OASI. Quando da dentro guardi "fuori", vedi con altri occhi. E' una senzazione meravigliosa.
Solo chi ha sperimentato questo stato ha la possibilità di capire che non sono impazzita...

Questa mattina ho rimuginato nel letto parecchio prima di alzarmi, sentivo il peso delle cose da fare. Mi sono accorta che è da anni che sento il PESO delle cose da portare a termine. Non sto parlando solo degli impegni presi, delle promesse fatte, del lavoro da terminare, degli obblighi quotidiani, ma di mille azioni di routine che ho impostato, che ognuno di noi ha impostato, ma che a volte non ho proprio voglia di compiere. Mi riferisco a quelle cose banali tipo la roba da lavare che si accumula e che tu guardandola intensamente vorresti che sparisse o alla lavastoviglie da svuotare o a tutte quelle piccole incombenze che sottoforma di fogli scritti si sono ammonticchiate sulla scrivania in attesa che tu ci metta un po' d'ordine. Tutte cose che aspettano me, o forse solo cose che io credo che "gli altri" si aspettino da me, ma magari "gli altri" hanno a loro volta gli stessi problemi nei confronti di altri ancora, in un turbinio di obblighi e responsabilità e piccoli, incessanti SENSI DI COLPA.
Ecco l'ho detto, ma sono i sensi di colpa che mandano avanti le nostre azioni quotidiane?
"Non ho preparato la cena..." "avrei dovuto..." "dai allora Elena, forse sei ancora in tempo, fai uno piccolo sforzo..."
E così di piccolo sforzo in piccolo sforzo passa la nostra vita, la nostra gionata...

"la nostra vita, la nostra gionata...?"
" la mia vita, la mia giornata".

Tutti i complimenti per il blog, tutte le richieste di terminarlo, mi hanno messo pressione, e più desideravo trovare la condizione per farlo più quella condizione sbiadiva dentro di me. Ma cosa cavolo può importare alle persone, di me, di quello che mi succede, di tutte queste menate che mi faccio per qualsiasi cosa....
Sono tornata in Italia e ora il mondo tutto rosa lo vedo solo a sprazzi...

Una volta arrivata a casa dall'India tutto il rosa mi è crollato addosso quando mia mamma mi ha detto che mio padre era da poco uscito dalla sala di rianimazione dell'ospedale di Cernusco s/n dove era stato ricoverato mentre io vedevo arcobaleni di colori dall'altra parte del mondo.

Mi sono sentita morire! Io al settimo cielo, felice, leggera e spensierata scrivevo sul web un sacco di "sciocchezze", ignara di ciò che contemporaneamente accadeva a mio padre.

MA PERCHE' NESSUNO MI HA AVVISATO ???!!!    (questo è un urlo nella mia testa)

Vabbè tutti mi dicono che è così che vanno le cose, le mamme "non dicono" per non fare preoccupare inutilmente i figli... ma allora quando ci si deve preoccupare utilmente?
La preoccupazione raggiunge mai uno stato di utilità?
Leggo, leggo e sfoglio libri di Ayurveda alla ricerca di una risposta semplice.
Come ho scritto la parola SEMPLICE ho avuto la risposta. Non l'ho trovata su nessun libro, ma l'ho sentito forte e chiaro, la risposta è NO!
In uno stato di preoccupazione non si può essere UTILI.
... non mi accontento... andrò a cercare un riscontro... ma è tutto dannatamente chiaro.
In questi ultimi diciassette giorni in cui mi sono preoccupata, in cui mi sono sentita in colpa, non ho apportato alcun beneficio ne a me ne alla mia famiglia.

Ho avuto sempre l'impressione che si aspettassero qualche cosa da me ma io non sapevo davvero che pesci prendere e il sentirmi impotente mi ha innervosito parecchio, ma in questo preciso momento, mi accorgo che sono stata sulla strada sbagliata.
VOGLIO UN PANCHAKARMA IMMEDIATO !!! QUI,  E ORA!!! Il Panchakarma mi ridarebbe una visione limpida su come affrontare ogni situazione.

Non c'è più tempo... devo scappare in ospedale, forse oggi avrò il sorriso giusto per dare un po' di felicità a mio padre... probabilmente... senza parole...

Siii ci sono riuscita, sono arrivata in perfetto orario visite e tutto è filato liscio. C'era anche un bel sole e ci siamo attardati su una panchina nel parcheggio dipendenti dell'ospedale. La mamma ci ha raggiunti mentre Mauro era già con me. Lì all'aperto, vicino a un prato è nata anche qualche bella considerazione filosofica sul perchè delle cose...

... Il perchè delle cose... un pensiero senza fine, eppure questa Ayurveda essendo "studio della vita" ti dà la chiave per capire davvero tante cose. Nonostante la difficoltà di applicazione dei principi generali di questa "scienza" nel nostro mondo occidentale, sento che la strada è percorribile, anche solo un passo per volta. Ad oggi, per tutti i diciassette giorni dal mio rientro dall'India tre azioni fondamentali le ho compiute sempre con regolarità: la pulizia della lingua appena sveglia, dieci minuti di yoga prima di lavarmi, e mezzo limone spremuto in acqua calda con un pizzico di sale, prima di colazione.
Poco è sempre meglio di niente!

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